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Venezia e la sua porta sulla terraferma: il Sestiere di Santa Croce

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Il sestiere di Santa Croce è la parte di Venezia che si raggiunge più facilmente. Al suo interno vi sono il Porto e Piazzale Roma (l’unico punto della città raggiungibile in automobile).

È inoltre vicinissimo alla Stazione dei treni di Santa Lucia. Questo sestiere ha subito negli ultimi 50 anni dei profondi mutamenti: è stato scavato il Rio Nuovo, è stata ricostruita tutta l’area di Piazzale Roma, è stato costruito il Ponte di Calatrava (o meglio, il ponte della Costituzione) ed è in arrivo il cosiddetto People Mover, una monorotaia che collegherà l’isola del Tronchetto con Piazzale Roma.

Tutti questi cambiamenti hanno per forza di cose alterato il patrimonio storico ed artistico dell’area (che conserva comunque il suo carattere veneziano) rendendola però molto più vivace e frequentata.

Il nome del sestiere, Santa Croce, deriva dall’omonima Chiesa e dall’annesso monastero. Ora della Chiesa non rimane più nulla, fu abbattuta all’inizio dell’Ottocento per far posto ai Giardini di Papadopoli. Ciò che rimane di essa è una colonna di granito con un capitello greco incorporata in un muro di cinta (ai piedi del ponte della Croce). Secondo alcuni studi storici davanti a questa colonna venivano torturati i colpevoli prima di essere giustiziati.

A pochi passi da qui si trova il luogo in cui sorgeva il convento di Santa Chiara, anche questo quasi completamente abbattuto. Il convento si ergeva dai giardini di Papadopoli fino agli edifici della Questura di Venezia. Del convento rimangono solamente delle porzioni, fra le quali l’edificio in cui sorge l’Hotel Santa Chiara ed il relativo muro di cinta. Al suo posto si può adesso ammirare il moderno Ponte di Calatrava.
Si narra che nel 1262 un pellegrino bussò alle porte del convento e diede alle monache un cofanetto ed un anello da custodire finchè non si fosse presentata un’altra persona con un anello uguale, a cui avrebbero dovuto consegnare la scatola. Nessuno venne a reclamarlo per più di 300 anni e alla fine, dopo un’acqua alta che miracolosamente non lo lambì, le suore decisero di aprirlo per vedere cosa contenesse. Vi trovarono un chiodo ed una pergamena dove veniva spiegato che quel chiodo, portato in salvo da San Luigi re di Francia (morto in una crociata), proveniva dalla croce di Cristo.
Il chiodo fu venerato all’interno del monastero fino al 1830, anno in cui fu spostato nella Chiesa di San Pantalon.

Proseguendo lungo il Canal Grande, a metà strada fra il ponte di Calatrava e il Ponte degli Scalzi, troviamo la Chiesa di San Simeon Piccolo, chiamata così per distinguerla da quella di San Simeon Grande, che in realtà è molto più piccola!!! Questo è dovuto alla ricostruzione della chiesa durante il settecento. Il nome però le rimase, così come la sproporzione della sua cupola. Si dice che Napoleone arrivato a Venezia con il treno disse: "Avevo visto diverse chiese senza cupola, ma mai una cupola senza chiesa!".

Molti altri angoli del sestiere sono legati a storie, leggende e curiosità di vario genere, molte volte a sfondo macabro. Un esempio è la Riva di Biasio, affacciata sul Canal Grande. Nel Cinquecento in questa riva si trovava la bottega di un oste, per l’appunto Biasio, famoso per il suo sguazeto (un intingolo di carne) buono al punto di attirare clienti da ogni parte della città. Un giorno l’oste fu denunciato da un cliente che trovò una falange all’interno del suo piatto. Da questo episodio si scoprì che l’oste usava carne di bambino per preparare le sue ricette!!! La sorte dell’oste fu presto decisa: gli vennero mozzate le mani, venne torturato e poi decapitato in Piazza San Marco fra le due colonne. A monito, parti del suo corpo vennero appese ai 4 angoli della città, e la sua bottega e la sua casa furono rase al suolo.
Poco più avanti, proseguendo verso est, si trova una testa mozzata scolpita nel muro della chiesa di San Zan Degolà a memoria dell’avvenimento.
Vicino a quest’area si trova il Fondaco dei Turchi, attualmente sede del museo di storia naturale. L’edificio, affacciato sul Canal Grande, è di una bellezza straordinaria. Come tutti i fondaci, nacque come punto di riferimento del commercio turco (in questo caso) nella città di Venezia.

Arriviamo ora al cuore del sestiere di Santa Croce: Campo San Giacomo dall’Orio. Quest’area è molto bella, ricca di vitalità e soprattutto di veneziani!
Degno di nota è Palazzo Pemma, del diciassettesimo secolo. Gli stipiti delle finestre e del portone principale sono inclinati si dice perché il proprietario, un ebreo, non volesse vedere direttamente la chiesa (di San Giacomo dall’Orio) che sorge in mezzo al campo.
La chiesa di San Giacomo dell’Orio merita sicuramente una visita. È una delle più antiche di Venezia (fu eretta nel IX secolo e ricostruita nel XIII) ed è caratterizzata dalla copertura a carena di nave e dalle opere di diversi pittori: Lorenzo Lotto, Paolo Veronese, Jacopo Palma il Giovane, etc.

Un’altra chiesa che merita una visita è la Chiesa di San Nicola da Tolentino (detta dei Tolentini), a pochi passi da Piazzale Roma. Questa Chiesa fu colpita ed in parte abbattuta durante i bombardamenti austriaci del 1849. Una palla di cannone, ora incastonata nella facciata in ricordo dell’episodio, sfondò la cupola e cadde davanti all’altare maggiore. La cupola ora non esiste più. Al suo interno si trovano numerosi dipinti e la salma del Doge Francesco Morosini.
Il Convento della chiesa è ora sede dell’IUAV, l’Università di Architettura di Venezia.

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